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Palladio, n. 71 – gennaio/giugno 2023

Palladio, n. 71 – gennaio/giugno 2023

 

In questo volume:

 

 

Delfín Rodríguez Ruiz, Modelli ‘periferici’ nell’architettura di Andrés de Vandelvira: da Francesco Colonna a Jacques Androuet Du Cerceau

 

Abstract: This paper reflects about the effects of the Italian humanistic culture on Spanish architects, aiming to explore the dialectic relationship established with the rediscovered classical models, especially by Andrés de Vandelvira (1509-c.1575). More specifically, the analysis faces the role of one of the most famous Renaissance books, the Hypnerotomachia Poliphili, published by Francesco Colonna (1499). It seems that Vandelvira was remarkably sensitive to this text, the study of which affected some of his projects along with Vitruvius and Sebastiano Serlio. This paper rebuilds the historic context in which some of Vandelvira’s works materialized – such as the southern gate of the chapel of the Savior and Ortega’s family chapel in the church of San Nicolás de Bari, both in Ubeda, and the well-known commissions in Baeza and Jaén. Thereby, the paper tries to develop research horizons, also considering the intellectuals who could have provided him with the book as well as a deep knowledge of its contents.

 Ita: Il saggio riflette sugli effetti della cultura umanistica italiana sugli architetti spagnoli, con lo scopo di esplorare il rapporto dialettico stabilito con i riscoperti modelli classici, in particolare da parte di Andrés de Vandelvira (1509-c.1575). Più nello specifico, l’analisi tratta il ruolo di uno dei libri più importanti del Rinascimento, Hypnerotomachia Poliphili, pubblicato da Francesco Colonna nel 1499. Sembra che Vandelvira sia stato molto colpito da questo testo, il cui studio, assieme a quello di Vitruvio e Sebastiano Serlio, influenzò alcuni suoi progetti. Questo articolo ricostruisce il contesto storico in cui si materializzarono alcune delle opere di Vandelvira, come la porta sud della cappella del Salvatore e la cappella Ortega nel San Nicolás de Bari, entrambe a Ubeda, e le ben note commissioni a Baeza e Jaén. Conseguentemente, l’articolo prova ad ampliare gli orizzonti della ricerca, considerando inoltre gli intellettuali che potevano aver avuto profonda conoscenza del testo e averlo fornito a Vandelvira.

 

 

Daniel Tischler, Borromini’s Numerical Annotations and their Function in his Drawing Practice

 

Abstract: This article examines a previously overlooked detail in two of Francesco Borromini’s drawings: Both the famous split-plan of Sant’Ivo alla Sapienza and a sheet for the tiburio of Sant’Andrea delle Fratte feature numerical annotations that reveal the graphic construction of geometrically complex parts. By implying a precise repetition of the construction, they indicate the intention to reproduce these drawings, most likely to be used as illustrations in Borromini’s failed publication projects. The intended recipient may have been either Borromini’s engraver, Dominique Barrière, to guide him in the execution of an engraving, or his assistant, Francesco Righi, for a further elaborated drawing within the same preparatory process. Beyond the functional (re-)evaluation of the two individual sheets, these findings offer thus a case study of the preparation and collaboration practices within the production of architectural books in seventeenth-century Rome.

 Ita: Quest’articolo prende in esame un dettaglio finora trascurato di due disegni di Francesco Borromini: sia la famosa pianta sovrapposta di Sant’Ivo alla Sapienza che un foglio sul tiburio di Sant’Andrea delle Fratte presentano annotazioni numeriche che rivelano la costruzione grafica delle parti più geometricamente complesse. Nell’implicare una precisa ripetizione della costruzione, indicano la volontà di riprodurre questi disegni, probabilmente con l’intenzione di utilizzarli come illustrazioni nei fallimentari progetti editoriali di Borromini. Il destinatario avrebbe potuto essere l’incisore di Borromini, Dominique Barrière, per guidare l’incisione, o il suo assistente Francesco Righi, per ottenere un disegno più elaborato all’interno dello stesso processo preparatorio. Al di là della rivalutazione della funzione dei due fogli, questa scoperta si presenta dunque come un caso di studio circa le pratiche di collaborazione e preparazione all’interno della produzione di libri di architettura nel Seicento Romano.

 

 

Silvia De Matteis, La piazzetta del Nuovo e il monastero dei Santi Maria e Andrea a Chieri

 

Abstract: In Chieri, not far from Turin, a semi-circular square lies opposite a vast space with no constructions; both in contrast with the dense medieval fabric of the immediate surroundings. Till 1811 the lot was occupied by a massive monastic complex, dedicated to the Saints Mary and Andrew, of the Cloistered Cistercian Nuns. It was a wealthy and ancient local institution, resulting from the fusion of three 13th-century predecessors. In 1728, the Royal Architect Filippo Juvarra was commissioned to rebuild the church, which was consecrated in 1733. This paper aims to analyze the relationship between the square and the church within the frame of the construction process and the functions which were housed, as well as the formal ties to two coeval squares from the Roman area: the Esedra della Pace in Albano, and the Piazza di Sant’Ignazio in Rome, both by the architect Filippo Raguzzini.

 Ita: A Chieri, non lontano da Torino, una piazzetta semicircolare si trova di fronte a un ampio spazio vuoto; entrambe sono incongrue con il fitto tessuto medievale che le circonda. Fino al 1811 quello spazio era occupato da un grande monastero di clausura cistercense femminile, dedicato ai Santi Maria e Andrea. Si trattava di un’istituzione antica e facoltosa, nata dalla fusione di tre istituzioni fondate nel XIII secolo. Nel 1728, la ricostruzione della chiesa fu commissionata all’Architetto Reale Filippo Juvarra. La chiesa fu consacrata nel 1733. Lo scopo di quest’articolo è analizzare il rapporto tra la piazza e la chiesa, sia dal punto di vista costruttivo che funzionale, e i punti di contatto formali della piazza con due realizzazioni coeve d’area romana: l’Esedra della Pace ad Albano e Piazza Sant’Ignazio a Roma, entrambe dell’architetto Filippo Raguzzini.

 

 

Barbara Tetti, Progetti e interventi di Luigi Vanvitelli per la chiesa di San Pantaleo a Roma

 

Abstract: Starting from the reorganization and re-examination of 18th-century documents, this essay reconstructs the events related to the evolution of the main chapel of San Pantaleo Church, whose current configuration is result of subsequent interrupted projects. The study allowed to outline the sequence of the operations, individuating the phases elaboration, realization, and modification, to attribute the projects to Nicola Salvi and Luigi Vanvitelli, and to clarify the roles of Carlo Murena and Virginio Bracci. Moreover, it permitted to attribute to Vanvitelli some drawings also for the chapel of Sant’Anna, enriching the framework of the interventions conducted by the architect within buildings where the overall architectural layout was already defined. For the church of the Piarists, in 1760s, Vanvitelli goes beyond the already advanced idea of a structure juxtaposed with the existing ones and proposes a new definition for the entire space of the main chapel, where the altar is understood as an integral element of the articulation. This operation recalls the activity that he carried out in Naples and in some chapels in Rome, built before moving to Caserta. It also confirms how Vanvitelli tended to converse with existing elements, each time in a specific manner, and to experiment with solutions which respond to different needs of completion, adaptation, renovation, or restoration.

Ita: A partire dal riesame e dalla riorganizzazione di documenti del XVIII secolo, questo saggio ripercorre gli eventi legati all’evoluzione della cappella principale della Chiesa di San Pantaleo, la cui configurazione attuale è il risultato di una serie di progetti interrotti. Lo studio ha permesso di delineare la sequenza dele operazioni, individuando l’elaborazione, realizzazione, e modificazione delle varie fasi, identificare i progetti di Nicola Salvi e Luigi Vanvitelli, e chiarire i ruoli di Carlo Murena e Virginio Bracci. Inoltre, ha consentito di attribuire a Vanvitelli alcuni disegni per la cappella di Sant’Anna, arricchendo il panorama delle conoscenze circa gli interventi dell’architetto all’interno di edifici il cui impianto architettonico era già definito. Per la chiesa dei Piaristi, negli anni ’60, Vanvitelli va oltre la già avanzata idea di una struttura contrapposta all’esistente, e propone una nuova definizione dello spazio della cappella principale, in cui l’altare è inteso come elemento integrante della composizione. Quest’operazione ricorda l’attività svolta dall’architetto a Napoli e in alcune cappelle romane prima di trasferirsi a Caserta. Conferma inoltre come Vanvitelli tendesse a conversare con l’esistente ogni volta in un modo specifico, e a sperimentare soluzioni che rispondevano a riversi bisogni di completamento, adattamento, rinnovo o restauro.

 

 

 

 

Gian Paolo Consoli, Marta Lembo, La lunga storia di una basilica: il tempio al Cuore Immacolato di Maria di Armando Brasini e i progetti per le sue cupole 1919-1954

 

Abstract: In the history of 20th-century ecclesiastical architecture, rich in events of great interest and often in research expressions to blend the tradition and modernity, a special place is occupied by the great church designed by Brasini. Firstly, thanks to its dimensions, being the fifth biggest basilica in Rome. Slightly smaller than Santa Maria Maggiore, the building is 81 meters long and 57 meters wide. Secondly, because throughout the long design process, which we will try to reconstruct although not in all its numerous phases, the Roman architect did nothing but reconsider, develop and blend examples from the great Renaissance and Baroque tradition, far from modernist ambitions.

Ita: Nella storia dell’architettura chiesastica novecentesca, ricca di eventi di grande interesse e spesso alla ricerca di espressioni che unissero tradizione e modernità, la grande chiesa progettata da Brasini occupa un posto speciale. In primo luogo, grazie alle sue dimensioni, che ne fanno la quinta basilica più grande di Roma: di poco più piccola di Santa Maria Maggiore, l’edificio misura 81m di lunghezza per 57 di larghezza. In secondo luogo, perché per tutto il lungo processo di progettazione, che proveremo a ricostruire ma non in tutte le tappe, l’architetto romano, lungi da ambizioni moderniste, non fece altro che riconsiderare, sviluppare e mescolare esempi della grande tradizione rinascimentale e barocca.

 

 

Maria Giovanna Putzu, Analisi e interpretazione di tracce, simboli e stilemi per la comprensione del cantiere medievale. Un’esemplificazione in Sardegna

 

Abstract: This study deals with the construction sites and building techniques in Sardinia especially between the 10th and 15th centuries, aiming to contribute to the historical and critical knowledge about the related medieval practices. The study on the construction processes was conducted by analyzing how the site could have been organized, which can be deduced by the presence or absence of scaffolding holes, as well as their nature and disposition. To understand the structure of medieval construction sites it is necessary to examine the characteristics of the masonry both in relation to the presence of the scaffolding holes and to the presumable mounting system of the various wooden elements shaping the scaffoldings. More specifically, one of the main distinctive factors identified for the study of the masonries is the typology of the bridge holes. This was compared to and considered along with other parameters which are useful for identifying the wall types within the technical, typological, and stylistic frame of the entire building. This insight proved fundamental to date and classify the surfaces and sections of the masonry elements.

Ita: Lo studio si occupa dei cantieri e delle tecniche costruttive sarde tra X e XV secolo, con lo scopo di contribuire alla conoscenza storico-critica sulle pratiche medievali. Lo studio sui processi costruttivi è stato condotto analizzando la possibile organizzazione del cantiere, cosa che può essere dedotta dalla presenza, posizione e natura di buche pontaie. Per comprendere la struttura del cantiere medievale occorre esaminare le caratteristiche della muratura in rapporto alle buche pontaie e del presumibile sistema di assemblaggio delle impalcature. In particolare, uno dei fattori più distintivi per lo studio della muratura è la tipologia di buca pontaia. Queste sono state considerate assieme ad altri parametri utili all’identificazione dei tipi di muratura all’interno delle caratteristiche tecniche, stilistiche e tipologiche dell’intero edificio. Queste riflessioni si sono rivelate fondamentali per la datazione e classificazione le superfici e sezioni degli elementi in muratura.