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Palladio, n. 73 – gennaio/giugno 2024

Palladio, n. 73 – gennaio/giugno 2024

In questo volume:

 

 

Matthew Cohen, Brunelleschi and the Old Basilica of San Lorenzo Debate Revisited 

 

Abstract: This article engages a long-running debate over the Brunelleschi designed Basilica of San Lorenzo in Florence concerning the size and position of the old Romanesque basilica that it replaced. It argues for the “ex novo theory,” according to which the old basilica was substantially smaller, offset, and lower in elevation relative to present one, and did not influence the present design. Through a series of twelve tests, it refutes the “extension theory,” according to which the present basilica began as an addition onto the back of the old basilica, and borrowed from it all major dimensions, proportions, and stylistic features. A detailed, step by step examination of archaeological and documentary evidence reveals new historical insights even beyond the terms of this debate. This study challenges long-held pre- conceptions about the construction history of San Lorenzo, and raises new questions about the role of Romanesque precedents in its design.

Ita: L’articolo si inserisce nel lungo dibattito sulla Basilica di San Lorenzo a Firenze, opera di Brunelleschi, riguardo la posizione e dimensione dell’antica basilica romanica da essa sostituita. Sostiene la teoria dell’”ex novo”, secondo la quale la basilica antica fosse molto più piccola, spostata, e più bassa rispetto a quella attuale, la quale non risente delle sua influenza. Attraverso una serie di dodici test, confuta la “teoria dell’ampliamento”, secondo la quale la basilica attuale fu iniziata come ampliamento sul retro di quella antica, da cui avrebbe mutuato le principali dimensioni, proporzioni, e caratteristiche stilistiche. Un’analisi dettagliata delle evidenze documentarie e archeologiche rivela nuovi spunti storici che fuoriescono dai termini di questo dibattito. Questo studio confuta preconcetti radicati riguardo la storia costruttiva del San Lorenzo, e solleva nuove domande sul ruolo delle preesistenze romaniche nella progettazione.

 

 

Fabio Mangone, Le pietre di Firenze. La residenza dei Como nella Napoli del Quattrocento: la casa e il palazzo

 

Abstract: Although partly transformed, a residence characterized by evident Florentine Renaissance elements can be found on Via Duomo in Naples, opposite the better-known Palazzo Como. Despite being noted by Roberto Pane in his time, these features of the residence have been largely neglected in Neapolitan Rnaissance studies in recent decades. The present study, through a combination of architectural analysis and archival research, explores several critical issues that extend beyond the specific case study:

- The building can be attributed to the same patronage and the figure of Angelo Como as the nearby and better-known Palazzo Como. Como was a significant figure due to his frequent commercial travels to Florence and his connections with eminent families, such as the Bardi, Medici, and Strozzi, who were pivotal in the Florentine Renaissance. This construction serves as important evidence of the largely overlooked role of mercantile architectural patronage in Naples.

- Despite the transformations of later centuries, the building still recognizably represents a rare form of a “merchant house,” a type seldom considered in Neapolitan residential studies, which typically focus on aristocratic palaces.

- This study, supported by extensive archival evidence, demonstrates that the edifice exemplifies a unique form of the penetration of Florentine Renaissance models into Naples. This occurred a few years before the arrival of builders following Giuliano da Majano. These builders arrived individually, facilitated by the purchase and import of stone elements from Florence to Naples, which were crafted according to the new aesthetic norms.

 Ita: Seppur parzialmente trasformata, è possibile trovare una residenza caratterizzata da evidenti elementi del Rinascimento Fiorentino in via Duomo a Napoli, di fronte al più noto Palazzo Como.  Sebbene notate al tempo da Roberto Pane, questi elementi sono stati per la maggior parte ignorati negli studi sul Rinascimento napoletano degli ultimi decenni. Attraverso una combinazione di analisi architettonica e ricerca archivistica, questo studio esplora diverse questioni che vanno al di là del caso studio specifico. 

 

 

Paolo Parmiggiani, Francesco di Giorgio al Palazzo Ducale di Urbino: l’ornato a stucco e la riscoperta della volta a padiglione

 

Abstract: This article explores a new aspect of Francesco di Giorgio’s work as an architect, specifically his role in the rediscovery of stucco decoration associated with cloister vaults and its application in the Ducal Palace of Urbino. The study analyzes the stucco decorations created by the artist and his circle for the Duchess’s Apartment in the palace, with particular focus on the vault of the Salotto della Duchessa. The subject of the decoration is the celebration of the dynastic transition from Federico da Montefeltro to his son Guidubaldo, allowing the stucco cycle to be dated to the mid-1480s, a few years after Federico’s death. This work opens new avenues for investigating the architectural research that Francesco di Giorgio was conducting during this period, as evidenced by his treatises and graphic productions. Notably, the use of stucco ornamentation on cloister vaults reflects di Giorgio’s observations during his travels, such as his study of the ruins of the ancient bathhouses of Baia, from which he presumably drew inspiration to develop his innovative experimentation for the palace of Urbino.

Ita: L’articolo esplora un nuovo aspetto dell’opera di Francesco di Giorgio architetto, specificamente il suo ruolo nella riscoperta della decorazione in stucco associata a volte a padiglione e la sua applicazione nel Palazzo Ducale di Urbino. Lo studio analizza le decorazioni in stucco realizzate dall’artista e dalla sua cerchia per gli Appartamenti della Duchessa all’interno del Palazzo, in particolare la volta del Salotto della Duchessa. Il soggetto è la celebrazione del passaggio dinastico da Federico da Montefeltro a suo figlio Guidobaldo, cosa che data il ciclo alla metà degli anni 80 del XV secolo, a qualche anno dalla morte di Federico. Questo studio apre nuove vie all’investigazione della ricerca architettonica condotta da Federico di Giorgio in questi anni, testimoniata dai suoi trattati e dalla sua produzione grafica. In particolare, l’utilizzo della decorazione in stucco su volte a padiglione riflette gli studi effettuati da di Giorgio nei suoi viaggi, come ad esempio il suo studio delle antiche terme di Baia, da cui presumibilmente ha preso spunto per la sua innovativa sperimentazione nel palazzo di Urbino.

 

Francesco Benelli, “Nomi e vochabolj dj Vettruvjo”: gli studi teorici di Giuliano da Sangallo

 

Abstract: This essay investigates four pages of the Senese Sketchbook of Giuliano da Sangallo in which the Florentine architect studies some features of the architectural orders. He reconstructs in particular the Doric and the Ionic orders according to the rules written in Vitruvius’ and Alberti’s treatises, comparing, for the first time by a Renaissance architect, the two theoretical sources and adding to the analysis data that he extracted from the roman ruins. The attempt to parallel the two treatises will affect Giuliano’s architecture.

Ita: Questo saggio investiga quattro pagine del Taccuino Senese di Giuliano da Sangallo, in cui l’architetto fiorentino studia alcune caratteristiche degli ordini architettonici. In particolare, ricostruisce il Dorico e lo Ionico secondo le regole dei trattati di Vitruvio e Alberti, paragonando, per la prima volta nel Rinascimento, le due fonti teoriche e aggiungendo all’analisi i dati ricavati dalle rovine romane. Questo tentativo di comunicare con i due trattati sarà cruciale nell’attività di Giuliano come architetto.

 

 

Francisco Martínez Mindeguía, Portadas de libros y lenguaje arquitetónico. El Illustrium Iureconsultorum Imagines, 1566

 

Abstract: The sixteenth-century title pages featuring aedicule designs enhanced the commercial appeal of books while simultaneously fostering an experimentation that influenced the architectural language of the following century. This experimentation was notably uninhibited, with the components of the aedicule being treated independently and their relationships reconfigured. This approach extended to the design of church altarpieces and funerary monuments. In this article, the development of this language is analyzed through an example that, despite not belonging to an architectural book, synthesizes the title pages of the architectural books of its era. This analysis demonstrates that architectural language evolves through the resolution of apparent contradictions in its application and spreads independently of its thematic origins.

Ita: I frontespizi cinquecenteschi con rappresentazioni di edicole aumentavano il richiamo commerciale dei libri e allo stesso tempo davano luogo a una sperimentazione che influenzò il linguaggio architettonico del secolo successivo. Questa sperimentazione era in gran parte spregiudicata: gli elementi dell’edicola erano trattati separatamente e il loro rapporto riconfigurato. Questo approccio si estese anche ad altari e monumenti funerari. In questo articolo, lo sviluppo di questo linguaggio è analizzato attraverso un caso studio che, sebbene non appartenente a un libro di architettura, riassume i frontespizi dei libri di architettura dell’epoca. Questa analisi dimostra che il linguaggio architettonico si evolve attraverso la risoluzione di apparenti contraddizioni nella sua applicazione e si diffonde indipendentemente dalle sue radici tematiche.

 

 

Rosa Sessa, Michael Graves e il Mediterraneo. Intuizioni, interpretazioni e manipolazioni dell’architettura e dell’antichità italiana

 

Abstract: The article reconstructs the formative years of the American architect Michael Graves (1934-2015), with a particular emphasis on his research experience in Italy as recipient of the Rome Prize in Architecture at the American Academy in Rome from 1960 to 1962. It explores the consistent influence of Mediterranean references throughout his career, beginning with Graves’s initial encounters with Greek and Italian architecture within the context of his modernist education at the University of Cincinnati and Harvard University. This influence extends to his thoughtful selection and interpretation of architectural references and models during his tenure in Italy as a Rome Prize recipient. Drawing upon unpublished archival materials, as well as exclusive interviews and conversations with esteemed scholars and collaborators of Graves, this essay aims to elucidate how Italian references were categorized, interpreted, and manipulated by the architect. The analysis of various graphic materials produced during his Rome Prize period—such as photographs, drawings, and inks—suggests possible interpretative keys to understanding his work and aesthetic.

The ultimate objective of the paper is to delineate the pivotal impact of Italian architectural culture on Graves’s methodology and compositional approach. By doing so, it seeks to provide historiographical and critical tools that can facilitate a deeper and more nuanced understanding of his work, free from prevailing biases.

Ita: Questo articolo ripercorre gli anni della formazione dell’architetto americano Michael Graves (1934-2015), con particolare enfasi sulle sue esperienze di ricerca in Italia in qualità di beneficiario del Rome Prize in Architecture della American Academy in Rome dal 1960 al 1962. Esplora le continue influenze mediterranee nella sua carriera, a partire dal primo contatto di Graves con l’architettura greca e italiana nel contesto della sua formazione modernista presso la University of Cincinnati e la Harvard University. Quest’influenza continua nell’accorta selezione e interpretazione di riferimenti architettonici nel corso del Rome Prize. Sulla base di materiale d’archivio inedito, e di interviste esclusive con stimati accademici e collaboratori di Graves, questo saggio intende chiarire in che modo i riferimenti Italiani fossero stati categorizzati, interpretati, e manipolati dall’architetto. L’analisi di molto materiale grafico prodotto nel corso del Rome Prize (fotografie, disegni, chine) suggerisce possibili chiavi interpretative per la comprensione della sua opera ed estetica.

L’obiettivo principale di questo articolo è delineare l’impatto cruciale che la cultura architettonica italiana ebbe sulla metodologia e l’approccio compositivo di Graves. Nel fare ciò, intende fornire agli studiosi strumenti critici e storiografici utili a raggiungere una comprensione più completa della sua opera, al di là dei pregiudizi.

 

Virginia Stampete, Le origini della chiesa di Santa Maria del Suffragio in via Giulia

 

Abstract: This article traces the origins of the Archconfraternity and the Church of Santa Maria del Suffragio in Via Giulia, where stands the incomplete Palazzo dei Tribunali designed by Donato Bramante for Pope Julius II. Recent archival discoveries have enabled new knowledge regarding this area, particularly shedding light on the historical genesis of the first church of Santa Maria del Suffragio, which has hitherto remained largely obscure. Its history is intricately intertwined with those of two other communities that emerged nearby: the pre-existing church of San Biagio della Pagnotta, from which the new archconfraternity originated, and the adjacent property of the Company and Church of Santi Faustina e Giovita dei Bresciani, with which it engaged in recurrent disputes. This new complex, initiated in 1617 and completed in two phases, consisted of modest constructions which survived till 1662. At this point, given its growing importance, the archconfraternity decided to replace the existing structure with a larger and more prestigious edifice, designed by Carlo Rainaldi.

Ita: Questo articolo ripercorre le origini dell’Arciconfraternita e Chiesa di Santa Maria del Suffragio a Via Giulia, dove si trova l’incompleto Palazzo dei Tribunali progettato da Donato Bramante per Papa Giulio II. Recenti scoperte archivistiche hanno reso possibili nuove interpretazioni riguardo a quest’area, facendo luce in particolare sulla genesi storica della prima chiesa di Santa Maria del Suffragio, finora rimasta piuttosto oscura. La sua storia è intrecciata intricatamente con quella di altre due comunità limitrofe: la chiesa preesistente di San Biagio della Pagnotta, dalla quale l’arciconfraternita ebbe origine, e l’adiacente proprietà della Compagnia e Chiesa dei Santi Faustina e Giovita dei Bresciani, con cui si trovava frequentemente in contrasto. Questo nuovo complesso, iniziato nel 1617 e completato in sue fasi, consisteva in costruzioni modeste che sopravvissero fino al 1662. A questo punto, data la sua importanza crescente, l’arciconfraternita decise di sostituire la struttura esistente con un edificio più grande e prestigioso, progettato da Carlo Rainaldi.

 

 

Cristina Ridolfi, La chiesa di Santa Maria del Suffragio in via Giulia di Carlo Rainaldi: nuovi documenti dall’archivio dell’Arciconfraternita

 

Abstract: There was little certain information about the church and oratory complex constructed from 1662 on Via Giulia in Rome by the Compagnia del Suffragio. However, extensive documentary research, particularly within the surviving archives of the archconfraternity, has allowed for a detailed reconstruction of its building phases and design choices. This study sheds light on the real reasons that led Carlo Rainaldi, the designer of the entire complex, to abandon the initial octagonal plan for the church: financial constraints imposed by the client hindered the architect’s desire to embrace innovative trends. Rainaldi, who was an active member of the archconfraternity, then adopted a more modest approach, employing a formal language he had previously used in similar projects.

Ita: C’erano poche informazioni certe circa il complesso di chiesa e oratorio costruito a partire dal 1662 su via Giulia a Roma dalla Compagnia del Suffragio. In ogni caso, un’intensa attività di ricerca archivistica, in particolare nell’archivio superstite dell’arciconfraternita, ha permesso una ricostruzione dettagliata delle sue fasi progettuali e costruttive. Questo studio fa chiarezza sulle ragioni che spinsero Carlo Rainaldi, progettista dell’intero complesso, ad abbandonare l’iniziale pianta ottagona per la chiesa: i limiti finanziari imposti dal cliente ostacolarono il desiderio dell’architetto di abbracciare idee innovative. Rainaldi, un membro attivo dell’arciconfraternita, optò per qualcosa di più modesto, impiegando un linguaggio formale che aveva già adottato in progetti simili.