Il gruppo di ricerca si propone di analizzare il fenomeno dell’assistenza socio-sanitaria a Roma tra Ottocento e Novecento, in forte connessione con le dinamiche di espansione della città e dei problemi legati alla sovrappopolazione e all’emergenza abitativa.
All’indomani dell’unità d’Italia, a causa del forte incremento della popolazione nella Capitale il governo di stampo liberale si trovò a fronteggiare la necessità di un vero e proprio sviluppo del settore assistenziale, fino a quel momento gestito interamente dallo Stato Pontificio attraverso numerosi istituti, facenti capo a ordini religiosi di diverso tipo e insediati in luoghi cardine della città.
All’inizio del XIX secolo, con l’espansione del tessuto urbano, si assistette a un processo di sviluppo e diversificazione dell’offerta assistenziale, in larga parte sostenuta ancora da fondazioni private e istituzioni religiose a sostegno della popolazione indigente, con un progressivo ammodernamento delle strutture, per adeguarsi ai nuovi indirizzi sanitari e igienici.
Tuttavia, per mancanza di fondi, il sostegno da parte della Giunta comunale rimase in gran parte circoscritto alla pianificazione, con l’individuazione delle aree a maggior criticità e delle strutture da riadattare alle nuove funzioni necessarie; allo stesso tempo, il governo liberale vide nell’iniziativa privata di istituti caritatevoli l’opportunità di patrocinio attraverso una più limitata erogazione di fondi, lasciando sostanzialmente ampio margine decisionale nella programmazione dell’offerta assistenziale e delle modalità di accesso ai servizi.
In questo panorama fortemente composito si innesta il programma fascista, che inizialmente sfrutta e porta avanti quanto già realizzato negli anni precedenti. È questo il periodo di maggior impulso alle realizzazioni di strutture assistenziali. Alla sperimentazione di forme architettoniche, all’applicazione di tecniche costruttive innovative e alle esigenze di nuovi spazi più modernamente intesi sembra non corrispondere una categorizzazione netta dell’offerta assistenziale, solo in apparenza strettamente controllata e normata dal Governatorato ma ancora in gran parte affidata a istituti di beneficenza.
Obiettivo della ricerca è analizzare le trasformazioni occorse alle strutture assistenziali, i cambiamenti funzionali - che si riflettono spesse volte in una riorganizzazione planimetrica - e che le innovazioni tecniche e costruttive. In questo quadro si ritiene necessaria l’analisi critica dei disegni che illustrano questo processo, ponendo particolare attenzione al ruolo del Disegno nella sua essenza di ideazione, comprensione e comunicazione del progetto.
Infine, la lettura di tali architetture non potrà essere disgiunta da considerazioni relative al loro inserimento nel contesto urbano, nella pianificazione delle espansioni e di aree deputate a realizzare interventi sovvenzionati per la fornitura di nuovi alloggi, e nelle criticità sociali con le corrispondenti risposte assistenziali. Scopo ultimo della ricerca è di realizzare un quadro generale degli edifici deputati all’assistenza socio-sanitaria, analizzando il fenomeno diacronicamente e sincronicamente fino alle attuali variazioni d’uso delle strutture e il relativo stato di conservazione, con la proposta di possibili valorizzazioni.
Membri:
Prof.ssa Daniela Esposito (Sapienza Università di Roma)
Prof. Marco Fasolo (Sapienza Università di Roma)
Prof.ssa Rossana Mancini (Sapienza Università di Roma)
Prof.ssa Roberta Maria Dal Mas (Sapienza Università di Roma)
Dr. Barbara Tetti (proponente - Sapienza Università di Roma)
Dr. Flavia Camagni (Assegnista CEAR 10/A - Sapienza Università di Roma)
Dr. Francesca Lembo Fazio (Assegnista CEAR 11/B - Sapienza Università di Roma)
Dr. Liliana Ninarello (Assegnista CEAR 11/B - Sapienza Università di Roma)